Da ben tre giorni ci troviamo nella tanto attesa ‘seconda fase’. Devo dire che non mi sembra sia cambiato molto, salvo la felicità nel farsi un giretto in bici, raggiungendo luoghi della città che fino all’altro ieri sembravano inarrivabili. La parola d’ordine è ‘timidezza’. Non so perché, ma mi sento costantemente in colpa quando sono fuori casa, motivo per cui ci sto, alla fine, meno tempo possibile. Ma intanto ho ritrovato una cosa bellissima: i profumi. In questi mesi ci siamo persi le fioriture (e qui gli allergici fanno la ola) con relativi delicati aromi. Con mio marito percorriamo le strade meno battute, così ogni tanto possiamo persino tirar giù la mascherina, ed arrivano i profumini, che delizia! Il nostro ‘Lush’ (saracinesche rigorosamente abbassate) emana un’essenza fatta di mille sfumature; a me sembra di individuare la mia preferita, ma chissà se è vero. Il glicine del ‘mio’ cinematografo ha rallegrato per settimane gli animi dei fortunati a portata di naso! C’è qualcosa di più evocativo? I profumi ci rimandano ricordi, ci spalancano scenari del vissuto con immediatezza sconcertante, e vivacità di immagini. Mi piace pensare che se abitassi ancora dove sono nata, sentirei il profumo della torrefazione vicino casa. Poi ecco che spunta qualcuno - cosa che non dovrebbe costituire un dispiacere - e termina il quarto d’ora d’aria. Su la mascherina, giù la saracinesca dell’immaginario, fine del sentore di fiori. Ok, allora oggi dipingo farfalle, se è vero (e lo è!) che mi immedesimo in quello che disegno, che pacchia! Posso svolazzare qua e là, e persino senza mascherina.